lunedì 8 settembre 2014

Dove Sbagliammo

"Dove sbagliammo". La risposta è complessa e non facile da riassumere in poche righe. Questa crisi ha radici lontane che partono da una vicenda dagli effetti catastrafoci per la nostra economia.

Il "divorzio" Ministero del Tesoro/Banca d'Italia, con tutto rispetto, è stato fatto coi piedi: dal punto di vista politico è stato sottratto al controllo democratico perchè l'operazione non è stata sottoposta ad alcun vaglio democratico del potere parlamentare;

sul lato tecnico, l'operazione fu un'incompiuta poiché – nelle intenzioni di Andreatta - doveva essere accompagnato

1) dalla creazione di un consorzio interbancario per il collocamento del debito pubblico e
2) dalla nuova regolamentazione dello scoperto di c/c di tesoreria,

La mancata attuazione di questi 2 punti ha dato luogo all'ormai nota accelerazione dei rendimenti dei titoli di stato, che ha provocato lo storno degli investimenti produttivi dall'economia reale a quella finanziaria con gli effetti di una drastica riduzione dell'occupazione.

In parole semplici: la profumata remunerazione dei t.d.s. ha scoraggiato gli investimenti produttivi dei ns. imprenditori, che hanno iniziato a scoprirsi Finanzieri (non si perseguiva più il profitto, ma la rendita senza fare alcunchè !) a sfavore dei livelli di occupazione, che iniziarono progressivamente a deteriorarsi.

Non mi piace fare processi alle intenzioni, ma ritengo di poter dire che questo processo non sia stato casuale: Andreatta (pace all'anima sua) aderiva ad un impostazione monetarista, in voga in quegli anni, per effetto della quale

1) la scala mobile impediva il controllo dell'inflazione (idea fasulla)
2) l' indipendenza della Banca d'Italia avrebbe favorito il controllo della moneta (falso) e, secondo i monetaristi, i prezzi e – quindi - si sarebbe potuto avviare quel processo di disinflazione.

Ad Andreatta riconosco l'onestà intellettuale d'aver ammesso che il divorzio sia stato determinante nell'esplosione del debito pubblico causata dagli alti tassi d'interesse, raddoppiati in un decennio (passando dal 6% del 1981 al 12% del 1993 e ricordiamolo - a chi avesse la pazienza di leggere queste note - che dal 1960 al 1980 il rendimento reale medio dei nostri titoli era – 1%).

All'esplosione dei tassi d'interesse che hanno sottratto risorse dall'economia reale, ha fatto da contraltare il crollo del fabbisogno primario (cioè lo Stato ha iniziato ad incassare in imposte e tasse più di quanto spendesse per i suoi cittadini) passando dal +5 al -3%.

Perchè ? Avevamo firmato Maastricht, vincolandoci alla logica del taglio delle spese e dell'aumento della pressione tributaria per fronteggiare il crescente peso degli interessi sul debito.

Il fenomeno tecnicamente è denominato di output-gap cioè di minore crescita dovuta ad una sottoutilizzazione dei fattori della produzione nazionale, dipendente da politiche fiscali restrittive in assenza di esigenze correttive del ciclo economico.

Ma le disgrazie, come è noto, non vengono MAI sole.

All'abbandono della scala mobile, alla catastrofica difesa del cambio della lira da parte di un modestissimo governatore della banca d'Italia divenuto poi Presidente della Repubblica, hanno fatto poi seguito ulteriori tappe:

1)l'abolizione del vincolo di portafoglio (le banche cioè non erano obbligate all'acquisto dei titoli di stato, in rapporto alla percentuale dei depositi) e

2)l'abolizione del massimale sugli impieghi (che rappresentavano una soglia di sbarramento agli incrementi di affidamenti bancari, tali per cui le banche non potevano concedere più credito raggiunta una determinata soglia).

Tutti esempi di erosioni progressive di sovranità e di mancata difesa dei nostri interessi.

A dirla tutta in quell'epoca chi ha tentato di mettere in discussione questa logica è stato pesantemente intimidito. Voglio ricordare che il CESPE (valente centro studi di Bankitalia) azzardò una ricerca con la collaborazione di alcuni elementi della sinistra della DC - lontana proprio ad Andreatta - e fu pesantemente minacciata da Ciampi che telefonò a Berlinguer per stoppare questi tentativi.

Il resto come sapete è storia recente. Era evitabile questo sfracello economico attuale ?

Sì, certo. Leggete la pag. 404 delle memorie di Guido Carli e ricordate la genesi dell'EZ, nata soprattutto per volontà della Francia che soffriva la forte competitività della Germania.
Il patto franco-tedesco avrebbe avuto senso soltanto se l'Italia avesse partecipato all'accordo.

In quegli anni l'Italia rappresentava una seria minaccia industriale per i 2 partner europei. La definitiva rinuncia alla sovranità monetaria è avvenuta non soltanto attraverso il piano di dismissioni (privatizzazioni selvagge) ma con l'accettazione piena ed incondizionata dell'accordo raggiunto fra Kohl e Mitterand.

Illuminante, in questo senso, è la testimonianza di Paolo Baffi che, nella sua posizione d'integrazione dell'Italia nel contesto monetario europeo, sosteneva che il nostro ingresso sarebbe dovuto avvenire con altre modalità, di certo non così affrettatamente come stavano facendo Germania, Francia e Olanda, ma con tempi adeguati che non ci obbligassero ad una prematura rinuncia della leva del cambio, restituendo ai mercati la possibilità di determinazione dei tassi obbligazionari - senza per questo ridurre un Paese alla rovina e, soprattutto, con l'idea che l'autonomia della Banca Centrale non si traducesse in un esautoramento della politica, dando tutto il potere alle grandi banche.

Gli euroscettici di allora non riuscirono in alcun modo ad influire su quelle scelte per la semplice ragione che (vuoi per un motivo vuoi per un altro) furono tolti di mezzo per varie ragioni: da Moro a Paolo Baffi a Federico Caffè ecc.

Ecco dove sbagliammo e se siete riusciti a leggere questo post chilometrico, giuro vi applaudo. :)


2 commenti:

  1. L'EURO è nato solamente per semplificare le transazioni fra le banche in Europa , era una valuta virtuale e funzionava benissimo - Poi Prodi ha voluto che fosse dato ai cittadini - senza una politica fiscale europea - snaturandone la natura

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se l'Euro fosse nato con lo scopo di semplificare le transazioni interbancarie europee, poteva restare come unità di conto degli scambi internazionali e invece no.

      Se avrà modo di seguire lo sviluppo del blog, scoprirà come le ragioni storico-politiche dell'eurozona siano straordinariamente coincidenti con il grande progetto pangermanico, prorompente nella cultura tedesca.

      Grazie per il suo commento.

      Elimina