mercoledì 26 novembre 2014

Napolitano e il "diritto" di Ripensamento

Sto rileggendo in questi minuti, nel corso di una conversazione FB, le dichiarazioni di voto di Giorgio Napolitano, il 13 dicembre 1978, in merito all'ingresso dell'Italia nello SME.

Sono parole straordinariamente condivisibili, in linea con le conclusioni della più autorevole letteratura scientifica economica e che offrono una lettura di sorprendentemente attuale rivelatrice di  una perfetta conoscenza dei meccanismi dell'attuale crisi.

Parlando della discussione maturata attorno al progetto di Unione Monetaria (all'epoca lo SME) dichiarava "... Nella fase finale, sono affiorate e prevalse forzature di varia natura, venute da una parte sola, cioè da color che hanno premuto per l'ingresso immediato dell'Italia nell'Unione Monetaria

Pressioni viziate da schemi o calcoli che prescindevano da una valutazione obiettiva dei termini del problema.

Ponemmo il problema delle condizioni in cui l'euro avrebbe potuto nascere come strumento valido e vitale al quale l'Italia avrebbe potuto aderire fin dall'inizio.

Quello delle garanzie da conseguire affinché l'euro possa avere successo, favorire un sostanziale riequilibrio all'interno dell'Unione europea... è un rilevante problema politico.

Le esigenze poste da parte italiana non riflettevano solo il nostro interesse nazionale: la preoccupazione espressa dai nostri negoziatori fu quella di dar vita ad un sistema realistico e duraturo in quanto (citando le parole del ministro del tesoro e del governatore della Banca d'Italia) “un suo insuccesso comporterebbe gravi ripercussioni sul funzionamento del sistema monetario internazionale e sulle possibilità di avanzamento della costruzione europea”.

Ma dal vertice è venuta solo la conferma di una resistenza dei Paesi più forti, della Germania, e in particolare della banca centrale tedesca ad assumere impegni effettivi e a sostenere oneri adeguati per un maggiore equilibrio tra gli andamenti delle economie di Paesi della Comunità.

E' così venuto alla luce un equivoco di fondo: se il nuovo sistema debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei Paesi più deboli della Comunità o debba servire a garantire il Paese più forte ferma restando la politca non espansiva della Germania, spingendo l'Italia alla deflazione

Queste valutazioni sono a noi apparse tali da giustificare .. una scelta che … escludesse l'entrata in vigore dal primo gennaio nell'euro, tanto più in presenza di una analoga decisione della Gran Bretagna (c.d. opting out n.d.s.) con tutto ciò che questa decisione comportava e comporta.

.. noi siamo dinanzi a una … unione monetaria le cui caratteristiche rischiano per lo più di creare gravi problemi ai Paesi più deboli che entrino a farne parte....

Se è vero che le frequenti fluttuazioni dei cambi costituiscono una causa di instabilità, è vero anche che sono il riflesso di profondi squilibri all'interno dei singoli Paesi.

Onorevoli colleghi, in quest'aula si è parlato (vi si è riferito poco fa anche il collega Cicchitto) delle sollecitazioni e delle assicurazioni pervenuteci dai governi amici.

Queste sollecitazioni confermano l'esistenza di un reale e forte interesse degli altri Paesi membri della Comunità ad avere l'Italia al più presto presente nell'euro... .. bisogna sbarazzarsi di ogni residuo di europeismo retorico e di maniera ...

Se oggi, comunque, tra i fautori dell'ingresso immediato circolasse il calcolo di far leva su gravi difficoltà che possono derivare dalla disciplina del nuovo meccanismo di cambio europeo per porre la sinistra ... dinanzi a una sostanziale distorsione della sua linea ispiratrice, dinanzi alla proposta di una politica di deflazione e di rigore a senso unico, diciamo subito che si tratta di un calcolo irresponsabile velleitario”.

E' un'analisi lucida, razionale (Feldstein gli fa un baffo !) condivisibile, rappresentativa  della situazione attuale e che documenta una perfetta conoscenza di tutti i problemi che affrontiamo oggi:

la volontà egemonica della Germania, la conoscenza di significative asimmetrie economiche fra le economie reali, che avrebbero dato luogo alla deflazione per riaggiustare quegli squilibri commerciali che sono alla radice di questa grave crisi economica..

Sarei curioso di sapere quali motivi siano sopravvenuti, da allora ad oggi, per ingenerare in Napolitano questa inversione di rotta... ma forse sarà lavoro per gli storici.

Di qui la mia totale condivisione alle parole di Marco Mori (qui trovate il suo testo integrale) e segnatamente del seguente passo:

"Napolitano dunque è e resta il peggior presidente della storia repubblicana (sacrosanta espressione del legittimo diritto di critica dell'esponente). Mai si era infatti visto un PdR che chiedesse intenzionalmente di cedere la sovranità nazionale a terzi infischiandosene del fatto che, ex art. 1 Cost. detta sovranità appartenga in realtà al popolo.

Inoltre si rammenta che tra i doveri costituzionalmente tutelati di ogni cittadino rientra anche quello di difendere la patria: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino" (art. 52 Cost.)

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