venerdì 9 gennaio 2015

Le Cassandre Economiche e i Mass Media come le 3 Scimmiette

Si sono stratificate in questi anni le testimonianze di economisti che preannunciavano, come Cassandre, l' insostenibilità dell'unione monetaria: la coesistenza economica di paesi profondamente diversi (lo ricordo: un Nord Europa orientato alla stabilità dei prezzi contro un Sud Europa sospinto dall'esigenza di crescita occupazionale e dei redditi reali), avrebbe - presto o tardi - manifestato la sua insostenibilità, rappresentando una vera camicia di forza per le economie in crisi.
Spogliandosi dell'emissione e controllo della moneta (la c.d. sovranità monetaria), le politiche economiche ed industriali  dei Paesi colpiti da crisi finanziaria sarebbero state fortemente penalizzate, non escludendosi il rischio di sospensione dei salari a dipendenti pubblici e pensionati proprio a causa della mancanza di moneta.

Ho richiamato, non a caso, l'espressione "camicia di forza" perchè impiegata (udite, udite) da Lorenzo Bini Smaghi (L'Euro, Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 9), che sul canale web della Treccani s'è sperticato in una sequela impressionante di sciocchezze propagandistiche in merito all'asserita  irreversibilità dell'euro. Ma a Bini Smaghi e consorte dedicherò un capitolo a parte.

Ora voglio proporre un collage di quelle Cassandre economiche che avevano preannunciato la catastrofe cui stiamo andando incontro come Continente e domandarmi (neanche tanto retoricamente) perchè sono rimasti inascoltati o se preferite perchè ancora oggi gli organi d'informazione preferiscano dare spazio a tromboni di turno, aruspici e attori da strapazzo capaci di recitare solo il ruolo delle tre scimmiette: non vedo, non sento e non guardo.

Dornbusch, economista MIT, ci aveva preannunciato che gli aggiustamenti del cambio, cui avremmo rinunciato aderendo all'Unione Monetaria si sarebbero trasferiti sul mercato del lavoro, producendo disoccupazione e recessione.



                                                                          Feldstein ha criticato non solo la mancata formalizzazione di norme contenenti le modalità d'uscita dall'Eurozona di un Paese, ma ha altresì messo in luce l'obiettiva incompatibilità fra le aspirazioni francesi all'uguaglianza e quelle egemoniche tedesche.








Dominik Salvatore, consulente della Banca Mondiale e del Fondo Monetario, accanto alle parole richiamate qui accanto, ha specificatamente ricordato per l'Italia il nodo della svalutazione interna (ossia la riduzione dei salari), praticamente impossibile da praticare vista la debolezza strutturale del Paese.







Winnie Godley, capo dipartimento della Facoltà di Economia applicata dell'Università di Cambrdige, fu facile profeta nel prevedere i problemi dell'eurozona prodotti dalla carenza di politiche fiscali redistributive di risorse che rimpiazzassero la spoliazione della sovranità monetaria dei Paesi.






Anthony P. Thirwall, riallacciandosi al tema delle aree valutarie ottimali, ricorda come la moneta unica non sia - in alcun modo - nè fonte di convergenza reale delle nazioni europee, nè fonte di garanzia di piena circolazione dei fattori della produzione.

La mobilità del lavoro dipende, semmai, "dalle opportunità d'impiego, dai costi di trasporto, dalla disponibilità di abitazioni, dalle barriere linguistiche e non dal fatto che attraversando i confini nazionali si debba o no cambiare valuta".


La migrazione dei fattori della produzione matura dalle aree più depresse a quelle più prospere: tutte le regioni e le nazioni del mondo soggiacciono a forti forze centrifughe che rafforzano il più forte e indeboliscono il più de,bole che non dispone di "armi economiche" per fronteggiare la distruzione di capitali fissi, l'abbandono delle infrastrutture e flussi migratori dal Nord al Sud.

Ma Thirwall non si ferma qui: afferma l'antidemocraticità (undemocratic) della Moneta Unica,  poichè la Banca Centrale Europea non ha alcuna responsabilità democratica (democratic accountability) e che quindi affida armi delicate come il tasso d'interesse ad "un gruppo di banchieri centrali non eletti" che decideranno "senza riguardo per le circostanze specifiche di ciascuna nazione".

Non c'è alcuna ragione - secondo Thirwall- per supporre la perfetta sincronizzazione dei cicli economici fra i diversi paesi tale da giustificare l'applicazione dello stesso tasso d'interesse per regolare il livello dell'attività economica o il tasso d'inflazione.

Ancor più raggelanti sono le sue considerazioni conclusive

"Gli individui all'interno degli stati nazionali aderenti alla moneta unica non potranno più decidere  per loro stessi se desiderano che le loro economie si espandano o contraggano. I loro redditi, i prezzi dei loro prodotti, i prezzi delle loro case e i tassi dei loro mutu saranno decisi per loro. La privazione dei diritti civili conduce alla rivolta..."

Paul Krugman nel 1998 metteva in luce la coesistenza impossibile fra paesi spinti da esigenze opposte, rilevando l'ipocrisia ben mascherata dell'Unione monetaria ove tutti i paesi, in linea di principio, sono trattati allo stesso modo, ma in realtà soggiacciono all'egemonia tedesca : la Bundesbank fissa i tassi d'interesse a suo piacimento e le altre banche centrali sono costrette a mantenere le loro valute ancorate al marco tedesco.

L'economista Nicholas Kaldor (qui) sosteneva fin dal 1971 che l'adozione di un cambio fisso fra Paesi, cui viene demandata piena discrezionalità in materia fiscale, avrebbe determinato surplus e deficit commerciali per effetto dei quali, da un lato, si sarebbero trasferite le pressioni inflazionistiche e, dall'altro, i paesi in surplus sarebbero diventati finanziatori automatici ed in scala crescente.

Myrdal, propugnatore della teoria circolare cumulativa, asseriva che l'adozione di un'area valutaria comune non avrebbe fatto altro che acuire le divaricazioni di competitività fra  i paesi, poichè gli Stati  più forti approfitterebbero dei costi comparati di produzione sempre più bassi.

Questo squilibrio tende nel tempo ad inibire lo sviluppo dei paesi che crescono meno, perchè le variazioni dei salari monetari dei lavoratori di quei paesi non crescono così da compensare la differenza nei tassi d'incremento della produttività.

Uno studio specifico di Berger e Nitsch, per conto del FMI, ha documentato come l'introduzione dell'euro abbia aperto considerevolmente la questione degli squilibri commerciali, dovute
alle durevoli asimmetrie di competitività fra i vari Paesi e interne agli stessi, constatando come i paesi con disavanzi siano quelli caratterizzati dalla rigidità del lavoro.

Non posso però tralasciare in questa rassegna l'economista francese Francois Perroux che sulla rivsta dell'Ordine Economico appoggiata dal regime di Vichy in Francia nel dicembre del 1932 scriveva l'articolo intitolato "La moneta nell'economia europea organizzata":

"Bisogna riportare lo Stato a strumento che impone le leggi di mercato e quindi sottrargli anche qualsiasi tipo di controlloo sull'emissione monetaria.
Grazie a questo progetto che si realizzerà nel futuro, lo Stato democratico scomparirà.
Il poter sarà interamente detenuto da un direttorio di saggi e di tecnocrati senza alcun controllo da parte del popolo.
In questo modo creereano la società ideale ...Le risorse saranno concentrate nelle mani di quelle elites che saparnno imporre POVERTA' DI MASSA  a tutta l'Europa.
Questo progetto porterà ad un crollo sociale, ma questo è lo scopo: fare in modo che la popolazione non viva più con fase speranze e con questi falsi diritti.

Una moneta unica per l'Europa toglierà agli stati il potere monetario, e questa una condizione essenziale per distruggerli, senza la capacità di emettere moneta lo stato perde la sua ragion d'essere".

Nonostante tutto questo, ancora oggi si procede con un dibattito criminale e terroristico finalizzato alla disinformazione e al panico delle persone, giocando al ruolo delle tre scimmiettenon vedo, non sento, non parlo.

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