venerdì 27 febbraio 2015

La Nostra Costituzione Tradita

Il post di oggi è dedicato non già ai lettori sovranisti di questo blog, che conoscono a menadito i princìpi fondamentali e inderogabili della nostra Costituzione, ma a coloro che, rappresentando questo Paese, sembrano essersene dimenticati per distrazione o dimenticanza.

I primi dodici articoli della nostra Costituzione costituiscono l'ossatura giuridico-istituzionale intangibile del nostro Stato. Ne consegue, per costante giurisprudenza della Corte, che su questo settore di norme non vige il principio di supremazia del diritto comunitario che, dunque, cede il passo a tali norme.

La locuzione "democratica" che accompagna immediatamente il termine Repubblica nell'art. 1 sta a significare che il potere (cratos) è del popolo (demos).

La signoria suprema è dunque del popolo. La scelta dei nostri costituenti non lascia spazi a dubbi interpretativi sulla tipologia di Repubblica che hanno intesso impostare e che non va genericamente intesa, nè interpretata a favore di pochi (aristocratica od oligarchica): la Repubblica italiana è e si fonda sulla sovranità del popolo.

Ereditiamo questa distinzione fondamentale dal pensiero di Montesquieu ed è così importante che al secondo comma di questo articolo è stata ripetuta la formulazione: semmai qualcuno avesse equivocato la formulazione del primo cpv. La sovranità appartiene al popolo (art. 1 comma 2) e non è giuridicamente cedibile se non dal popolo.

In forza della nostra Costituzione non esiste alcun potere che permette a qualsiasi organo costituzionalmente rilevante di cedere sovranità senza il consenso popolare.

Le elezioni non sono altro che il conferimento del mandato all'esercizio della nostra sovranità, ma non certo della cessione. L'unico articolo, che troviamo nell'ambito dei princìpi fondamentali, che interviene sulla eventuale limitazione della titolarità della sovranità è l'art. 11 che ammette solamente limitazioni, non già cessioni  (da intendersi, invece, come distacchi e perdite definitive), subordinatamente a

  1. a favore di organizzazioni internazionali che puntino a condizioni di pace E giustizia.
L'incremento esponenziale di ingiustizie e sperequazioni sociali sono all'evidenza di tutti e portano oggi al massacro dei diritti sociali.

Alcuni rappresentanti delle nostre istituzioni si sono impudentemente lanciati in dichiarazioni di pretesa cessione di sovranità del nostro Parlamento, che (lo ricordo ai meni avveduti) sono non soltanto illegittime, ma giuridicamente inesistenti perchè fatte da chi non aveva il potere di farle, 

in omaggio al brocardo "delegatus non potest delegare".

La sovranità economica (che comprende quella monetaria e fiscale) è sicuramente il "cuore della sovranità nazionale" perchè nell'esercizio di essa un governo determina il destino e la vita di un popolo, dei suoi cittadini.

Non avendo più questo potere, perde il potere di caratterizzare il futuro del suo popolo.

Uno statista che cede la moneta del suo popolo diventa schiavo di qualcun altro ed è quello che accade oggi con gli speculatori biechi incontrollabili.

Nell'ambito delle relazioni internazionali non esiste che un soggetto sovranazionale od extranazionale come la BCE possa dare indicazioni coercitive sulle politiche interne di uno Stato: è una chiara ed inammissibile interferenza nella gestione e nel diritto interno degli Stati.

E' altresì inaccettabile la copertura col segreto, normativamente introdotto, di tutti gli atti collegati alla cessone della moneta. La conseguenza è stato lo svuotamento dei poteri del Parlamento che esautora il nostro diritto di voto perchè qualsiasi formazione politica sarà sempre comunque sottoposta al vincolo del ricatto dell'approvigionameto della moneta.

La conseguenza di tutto questo è la soggezione dei destini del popolo ai voleri delle oligarichie economiche e finanziarie che hanno pervaso le principali istituzioni europee e comunitarie con stretti collegamenti con il Fondo Monetario Internazionale. 

Queste parole di denuncia trovano il loro precedente in quelle del prof. Bassanini che in un suo articolo aveva esplicitato questo disegno criminoso senza tuttavia ottenere il riscontro di alcun organo inquirente.

Le conseguenze sul piano economico di questi atti giuridici sono che tutte le risorse monetarie di cui uno Stato ha bisogno per finanziare i servizi essenziali (sanità, istruzione ecc. il c.d. Stato sociale) è derivano o dalla cessione del proprio patrimonio immobiliare, o  dall'attività di prestito da parte di quegli stessi soggetti che oggi ne detengono il controllo (attraverso l'emissione di BTP, BOT) o attraverso il prelievo fiscale dalle tasche dei cittadini. 

La conseguenza di quest'ultimo aspetto confligge con il nostro assetto costituzionale, integralmente sovrano, perchè le tasse non servono allo Stato italiano per finanziare alcunchè.

La spirale del debito è diventata così vorticosa che qualunque azione adottata con uno di questi strumenti sarà insufficiente a tamponare la crescita del debito.

Qual è dunque l'epilogo di tutto questo ? Ma è evidente: la fine dello Stato Sociale, dello Stato etico e nostro. E tutto questo si sapeva.

Ogni essere umano ha dunque il diritto di vivere con dignità. Qualsiasi disegno perde la sua nobiltà se passa sopra la vita anche di una sola persona.

In nome del più Europa si stanno commettendo sfacciate violazioni del diritto e dei princìpi e delle norme fondanti del nostro ordinamento giuridico. Sostengo quindi con forza l'improcrastinabilità della ripresa integrale ed incondizionata della nostra sovranità, inclusa quella monetaria che comporta l'uscita dall'Euro.

L'idea della rinegoziazione dei trattati è assolutamente infondata: la storia delle relazioni internazionali insegna che i trattati non si rinegoziano ma si stralciano, ancor più quando sono giuridicamente inesistenti perchè in palese contrasto con i principi cardine della nostra carta costituzionale.

Il primo Stato che esce non solo fa crollare questo castello di carte, ma libera tutti.

venerdì 20 febbraio 2015

Corruzione Debito e il Razzismo alla Rovescia

Care e cari lettori di questo blog, vi ho un po' trascurato in queste settimane, sì lo so: ero "affaccendato" sui social network a discutere del più e del meno, fra chi vorrebbe riformare questo progetto intrinsecamente criminale (l'eurozona) e chi ha colto, nella recente sentenza della Corte costituzionale che ha sancito la non retroattività degli effetti della declaratoria d'incostituzionalità della "Robin Hood Tax", quel principio d'ingiustizia che l'alta corte ha "suggellato" basandola su pretese esigenze di equilibrio finanziario, imposto dall'Europa, di cui all'art. 81 della Costituzione.

Sono temi complessi che non possono essere liquidati fra "le brevi" e che richiedono un approfondimento accurato: ci sto già lavorando e li pubblicherò appena posso.

Oggi sento il bisogno di parlarvi della Corruzione, tema assai caro ai miei connazionali che individuano in questo flagello il vero cancro, il male assoluto del declino e del tragico destino a cui sembra avviato questo nostro sgangherato Paese.

Di corruzione ne avevo già parlato agli esordi di questo blog come metodo criminogeno per giungere alla totale demolizione dello Stato-apparato.

Sia chiaro fin da subito: la corruzione è un fenomeno grave che, alterando lo stato di legalità del sistema, determina un ingiusto e profittevole squilibrio/sottrazione di risorse (particolarmente preziose di questi tempi per uno Stato come quello attuale che, privato della leva monetaria, è obbligato a procacciarsele attraverso i ben noti canali d'indebitamento finanziario, attraverso la riscossione dei tributi o, per l'appunto, nella lotta ai fenomeni di evasione e corruzione).

In una conversazione in corso su FB mi viene fatto notare che " ... la mentalità italiota, probabilmente per retaggi storici-culturali secolari, si è formata in modo tale che il vantagggio della parte (il "particulare" come già scriveva Guicciardini 500 anni fa) sia preferibile al bene comune. L'ottenimento di vantaggi del singolo o della parte a danno della comunità (a cui il sngolo e la parte appartengono) è considerato un comportamento da emulare. un esempio, una giustificazione "tanto così fan tutti.
Ovviamente questi comportamenti sono presenti anche in altri paesi, con una storia diversa da quella del disgraziato paese, ma la differenza tra mentalità imperante qui e là è che da noi questo comportamento è comunemente accettato ed addirittura magnificato: in molti paesi esteri è invece perseguito o quantomeno non tollerato.
Chiaro anche all'estero il delinquente rimane a piede libero, ma la differenza culturale tra la mentalità italiota ed una montalità a valori di civismo è netta".

Hai ragione Claudio Castellari, ma se riteniamo che evasione o corruzione (c'è chi la chiama anche "arte d'arrangiarsi" a fronte di uno Stato incapace di farsi vettore degli interessi pubblici) appartengono al DNA culturale o genetico dell'Italia possiamo certo rammaricarcene e adoperarci, ciascuno nelle proprie possibilità, affinchè questo non divenga un dato di fatto immutevole; ma stanne pur certo che SE riusciremo a sradicare questo vizio, occorrerà un orizzonte temporale secolare.

Nel frattempo che facciamo ?

Come un tumore, la crisi sta trasformando in metastasi quel che resta del tessuto economico-industriale che sta cercando di reagire e di sopravvivere alla guerra della competitività.

Certo, potremmo avere sistemi giudiziari più agili, efficientare i processi amministrativi, abbattere l'evasione e corruzione nel contesto di politiche oggi carenti ma, per chi vive e abita in Italia, sa bene che richiedono tempi che sono inesorabilmente lenti e graduali, incompatibili con le attuali urgenze.

Rinnovo dunque la domanda: nel frattempo che si fa ?

Il percorso, sicuramente ambizioso, di riallocazione delle risorse è assolutamente insufficiente e fuori scala rispetto ai reali bisogni per uscire dalla crisi. Il recupero di output gap (vale a dire il divario fra ricchezza realmente prodotta e quella potenziale) richiede un ripristino di sovranità monetaria (e non solo) attraverso la quale procedere ad un'iniezione straordinariamente potente (da effettuare fuori dall'Euro con un riallineamento delle competitività realizzabile solo attraverso la leva valutaria) e ben superiore alle risorse che oggi le politiche di austerità non permettono di realizzare.

D'altro canto, osservo solo incidentalmente, il FMI nel 2012 ha ufficialmente sconfessato il fondamento teorico dell'austerità espansiva (l'idea cioè che i tagli alla spesa pubblica possano rilanciare l'economia); lo stesso Olivier Blanchard, in uno studio precedente del 2010, apparentemente innocuo intitolato  Rethinking Macroeconomics Policy, aveva messo in discussione la validità di alcuni dogmi consolidatisi negli ultimi vent'anni, suggerendo un'inflazione tarata ad una soglia del 4%, ben superiore a quella del 2%, divenuta paradigma per una pretesa politica "sana" della BCE.

Ma oggi non voglio parlare di economia.

Il tema riguarda la corruzione, l'evasione, quei mali endemici che ci si sforza d'inquadrare fenomenicamente e quantitativamente come causali della crisi e che non ci permettono di comprendere la reale dimensione del problema economico (ripeto superiore ai fenomeni d'illegalità) che abbiamo davanti agli occhi, a cui alcuni (o molti ?) pensano di potersene disinteressare solo perchè quel tumore riguarda gli ALTRI, perchè ne sarebbe immune SENZA CAPIRE CHE QUEL DISAGIO ECONOMICO CHE LO CIRCONDA diventa un potenziale ORDIGNO ESPLOSIVO che  può deflagrare da un momento all'altro mandando in frantumi la propria esistenza. 

L'evidente decadimento morale è così grave da rendere perfino ridicoli i fenomeni d'illegalità e corruzione che vengono quotidianamente consumati in Italia e che, se comparati a livello internazionale, sono poco più di una macchietta.

Sì, perchè la corruzione e l'illegalità vera si consuma ad alti livelli, raffinando meccanismi di esproprio di sovranità attraverso cessioni abusive che vengono denunciate a tutti i livelli,
ma che (caso strano ?) non suscitano MAI indagini di Procure italiane, culturalmente ed organizzativamente poco attrezzate, impegnate per lo più ad inseguire le "ridicolaggini bagatellari" di questo sghangherato Paese.

La corruzione di cui sto parlando è quella che sta avvelenando le democrazie, nella più totale impunità di banditi che di professione fanno i banchieri, ma che sotto quei colletti bianchi inamidati celano la stessa forza criminale di chi dava l'assalto alle diligenze.

La corruzione di cui parlo è l'infiltrazione del potere finanziario nel mondo della cultura, della ricerca e università dove ha operato la distruzione dei sistemi formativi, riscrivendo la grammatica, i criteri di valutazione e dei programmi scientifici e d'insegnamento.

Basti guardare gli autori delle manualistiche adottate negli ultimi venti anni nelle facoltà di economia e il ruolo di università come la Bocconi, Tor Vergata o la Sapienza di Roma per capire.

Ma torniamo all'argomento di questo post: la corruzione.

Totò Riina, Jesse James  perfino Al Capone sono dilettanti al cospetto degli attuali criminali, menti raffinate e diaboliche capaci di convincere le classi dirigenti del mondo intero che loro - i banchieri - assolvono una funzione sostitutiva a quello dello Stato, indispensabile per il buon funzionamento dell'economia reale.

I ninja loans, toxic waste, neutron loans, le operazioni di laundring sono l'esemplificazione di quelle espressioni esoteriche (?), le nuove armi di distruzione delle masse che vengono portate prima all'indebitamento, poi alla crisi, quindi all'alienazione, alla schiavitù e alla fine al suicidio.

I volti di questa criminalità finanziaria hanno un nome e cognome. Ve ne accenno alcuni, quelli di più grande stile e che non fanno breccia nelle cronache quotidiane di quegli organi d'informazione ridotti a zelanti portamicrofoni di camerieri politici.

Uno dei primi nomi che mi viene in mente è senz'altro Richard Fuld, l'ex chief executive della Lehman Borthers, il colosso che nel settembre 2008 fu costretto a dichiarare una bancarotta i cui effetti hanno fatto sprofondare l'America e il vecchio continente.

Orbene, chi pensasse che l'artefice di questa catastrofe planetaria abbia pagato il suo conto con la giustizia, deve ricredersi: il sig. Richard Fuld opera indisturbato con la sua Matrix Advisor, dispensando consulenze (tranquilli non gratuite) sulla gestione del rischio (!).

Lui opera indisturbato, l'artefice di quel crack che un rapporto del dipartimento del Tesoro americano ha quantificato nella perdita secca di quasi 9 milioni di posti di lavoro e della distruzione di quasi 20.000 miliardi di ricchezza delle famiglie e che solo in parte sono sono stati riassorbiti.

Il contagio sistemico che il crack Lehman rischiava di sviluppare era così penetrante che l'ex ministro del Tesoro Hank Paulson dovette mettere mano all'operazione di salvataggio del colosso assicurativo AIG (American International Group) attivando il fondo Tarp per i salvataggi bancari che ha istituito una disponibilità di 600 miliardi di dollari.

Ma non finisce qua: la Barclays ha patteggiato la multa di 453 milioni di dollari per aver manipolato il tasso LIBOR (acronimo di  London Inter bank Offered Rate, il tasso interbancario attraverso il quale gli istituti di credito si prestano il denaro, e che beninteso incide poi sulla determinazione del tasso d'interessi che noi comuni mortali paghiamo alle banche quando stipuliamo contratti di mutui o crediti al consumo per acquisti a rate).

Ebbene questa manipolazione, che la Barclays ha consumato nel "cartello" (è questa l'espressione impiegata dalla Commissione UE) posto in essere con la JP Morgan, la Chase, Hsbc e Citigruoup, si è perpetuata fino al 2009 quando le maggiori banche occidentali avevano beneficiato di ingenti risorse pubbliche (soldi miei e anche tuoi caro lettore) per il loro salvataggio ... già perchè per loro vale il too big to fail.

Eppure la magistratura americana e gli organi di controllo, rapidi ed efficienti, hanno picchiato forte: in un semestre hanno assegnato 8 miliardi di dollari di multe. Eppure niente: malgrado quel "go after deep pocket", l'escalation di queste multe viene sistematicamente "spalmata" sui bilanci attraverso progressivi rincari di tariffe e commissioni.

Dunque, non c'è disincentivo sufficiente.

Ci sarebbe da parlare delle posizioni di Joseph Cassano all'interno dell'AIG o di John Meriwether o dei clamorosi conflitti d'interesse di Robert Rubin che da direttore generale della Goldman Sachs assurge a sottosegretario al Tesoro del governo Obama , di Timothy Geithner segretario al Tesoro del governo Obama e presidente della sezione newyorkese della Fed che s'oppose alle iniziative giudiziarie contro la Goldman Sachs, di William Dudley, presidente della Fed di New York, ex capo economista della Goldman Sachs e sostenitore dell'introduzione dei "derivati"sui mercati finanziari, Lewis Sachs, consigliere al Tesoro e dirigente della società Tricadia coinvolta in azioni illegali su mutui da lui venduti, di Gary Gensler, capo della Commodity Future Trading Commission, feroce oppositore alle regole contro i derivati.

Insomma un rapporto di solidarietà tentacolare che raggiunge anche l'Europa e la nostra Italia, dove sono stati piazzati veri e propri prefetti dei poteri finanziari che in Prodi, Monti, Letta e Mario Draghi hanno trovato quei magistrali e fedeli interpreti della demolizione in corso e dello smantellamento economico del sistema Italia.

Occorrerebbe allargare l'orizzonte anche gli scandali europei che hanno coinvolto l'imprenditoria tedesca in Grecia (alludo al caso Thyssen Crup, alle mazzette elargite in Grecia per piazzare bellissimi e sbrilluccianti sottomarini tedeschi [poi ci si chiede perchè là è cresciuta la spesa pubblica ?] e al caso  Siemens, il peggior scandalo della storia tedesca).

State tranquilli: quei personaggi che oggi credete usciranno dalla porta, rientreranno presto o tardi dalla finestra: il nuovo potere finanziario ricicla denaro e personaggi che sono funzionali ai loro interessi, facendoli passare da una "porta girevole" che permetterà presto il loro ritorno in pista.

L'Euro è solo un anello di questo sistema predatorio, uno strumento per l'addomesticamento del ceto operaio, mentre la corruzione è la solita arma di distrazione delle masse per confondere le acque di questo paese.